sabato 8 marzo 2008

In my blood


C’ero anch’io stamattina tra i manifestanti. Nonostante questa festa sia d’origine comunista, le donne continuano ad essere oggetti sessuali e non dev’esser più così. Peccato che alla manifestazione ci fossero esclusivamente espressioni dei partiti di sinistra, in evidente campagna elettorale, e qualche collettivo, tra cui quello dell’ex carcere, che non fa mai mancare la parola “rivoluzione” sugli striscioni (un po’ atemporale), e il collettivo malefimmine, che sembra un gruppo di lesbiche assatanate e incazzate contro il mondo. Sono invece stata contenta d’incontrare la mia professoressa di Storia Moderna, Giovanna Fiume, che fa parte delle storiche italiane. Essere troppo precoci e farlo accettare al pubblico è la difficoltà dei geni.
A me le borchie non piacciono. Non fanno parte della nostra cultura. Non capisco la gente che le indossa. Proprio come non capisco quelli che si fanno i tatuaggi tribali di una tribù che non è la loro, i piercing e i dreads, senza sapere cosa significhino e per mostrarsi appartenenti ad una cultura che gli terrà sempre le porte sbarrate. A me piace Domenico Modugno.
Stanotte ho sognato ancora sangue. Questa volta era nella mia gola, tra i miei denti. Era sangue vivo, ancora fresco. Il mio. Tenevo la bocca aperta davanti allo specchio per guardarlo bene.

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