domenica 2 marzo 2008

Incredibile, 50 minuti di pubblicità!


Trattare della falsità è come andare a puttane: lo fa talmente tanta gente che non c’è più gusto della novità, ma è “qualcosa” che devi fare, di cui hai bisogno perché di qualcosa dovrai pur parlare, alla fine l'affronti e su qualcuno dovrai pur venire, e se ne parla così tanto della falsità che mi scoccia un po’ (farlo anch’io), ma oggi ancora una volta me ne stupisco.

È difficile stupirsi oggi; la mia è una generazione per nulla ingenua, che ha accesso facile a una smisurata quantità d’informazioni e per cui è più importante scegliere come arrivare ad un determinato traguardo piuttosto che scegliere il traguardo stesso. Tutto è già stato visto, chi si stupisce più? E di cosa?

Quando vidi per la prima volta nevicare, m' incollai per un paio d’ore alla finestra della cucina, con il naso sul vetro in attesa che i fiocchi diventassero più spessi e fitti e che tutto si ricoprisse di bianco; in attesa della luce. Non ho mai visto nevicare. L’anno passato sono andata in macchina a San Giuseppe Jato per curiosità, ma nulla di più. Nevicare mi stupisce.

E la falsità è un po’ come la neve: mi affascina più osservarla cadere, piuttosto che depositata sui tetti. Conosco qualcuno e dopo qualche mese o qualche anno potrei descriverlo disonesto o meno, ma soltanto quando assisto alle sue mascalzonate sgrano gli occhi. Siamo tutti dei piccoli San Tommaso: abbiamo bisogno delle dimostrazioni, come quando incontri al mercato il direttore che ti cucina un uovo fritto per dimostrarti quanto sia antiaderente la padella che ti vuol vendere. È l’odore dell’uovo che ci arresta, e l’uomo che si affanna a cucinarlo per te che ci convince. Oggi non basta neanche questo; quanto siamo diventati diffidenti per comprare una padella! Ancora una piccola distrazione. Ebbene, non è il lupo nero che mi affascina, ma il lupo nero che mangia la pecora. Oggi sono in vena di metafore pertinenti.

Al di là dei giudizi a vanvera. Ti capita di tuffarti in situazioni in cui pensi: “ma come ho potuto minimamente immaginare di avere qualcosa in comune con una persona del genere?” E poi, magari anni dopo, ti accorgi che talvolta hai agito allo stesso modo. Scagli la prima pietra chi non ha peccato. Ebbene non mi reputo di tale levatura morale d’accusare qualcuno del crimine di falsità. Inoltre ammetto che mi affascinano taluni contrasti maligni che convivono nello stesso carattere.

Beh, questo pomeriggio sono rimasta sbigottita della falsità. Ma come? Non so se ci si debba fare l’abitudine, ma io non la farò mai. Semplicemente noto che c’è gente che conduce la vita intera assumendo verità parziali per sé e per gli altri. Perché la necessità dell’autoinganno? Perché nonostante la sottile sensazione che stai dicendo una bugia a te stesso persisti? È proprio questa che fa sopravvivere i momenti fugaci che altro non possono essere. Per render magico ciò che altrimenti non sarebbe. Lo chiamo non guardarsi allo specchio la mattina, o guardarsi senza vergogna, non avere i coglioni, non essere uomo insomma. È complicato superare l’eredità di una famiglia patriarcale.

È anche ingarbugliarsi di convinzioni. Convinzione. Mi chiedo se la verità tanto sbandierata esista, e non insisto più di tanto, data la puttaneria di quest' argomento ritrito.

Mi affascinano i pregiudizi, i miei e degli altri. Sono la conferma che su taluni argomenti si ha già una posizione e non ci stupiamo più. Sono la conferma che meno conosciamo più ci stupiamo, più ci stupiamo più siamo entusiasti, stimolati e felici, e se la costituzione americana ha ragione ad affermare che abbiamo tutti diritto ad essere felici ed è questo il nostro scopo finale, ergo dobbiamo cercare di conoscere il meno possibile; mi correggo. La natura umana è curiosa, perciò dobbiamo cercare di conoscere il più possibile, ma il più lentamente possibile, assaporando i momenti di stupore. È una questione di tempo. Di ritmo. Senza fretta. Adesso vallo a dire a tutti quelli che dedicano tutta la loro vita a studiare come guadagnare tempo, per spostarsi più velocemente. Vallo a dire ai cinesi che lavorano 10 ore al giorno per produrre prima degli altri. Vallo a dire ai teorici del risparmio del tempo. Credo che si sentirebbero tutti presi in giro, e s’arrabbierebbero tanto. Ci sarebbe una rivoluzione.

Iniziamo a spargere la voce. Bisogna stupirsi di tutto. Alziamoci la mattina, miriamoci allo specchio ed esclamiamo tutti insieme: “ohhhh!”. Poi facciamo colazione con calma e guardiamo un po’ il cielo, meditativi. Ribelliamoci alle scadenze.

Osserva le azioni “false”, stupiscitene, gustale e comprendile bene perché le hai fatte anche tu, e stupisciti ancora della neve che cade.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sono d'accordo soltanto con gli ultimi 2 capoversi che hai scritto.

per quello ke hai detto prima, bu...
sto ascoltando la canzone a lato che hai riportato e mi immagino tu che la balli!ma vorrei capire cosa dice